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Cosa ho scoperto sul Theobroma cacao: origini e accenni di storia

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Semi di theobroma cacao in una mano

Hai mai pensato da dove viene il cioccolato che ancora oggi abbiamo la fortuna di poter mangiare?

Tutto parte da una pianta sempreverde le cui origini sono ancora oggetto di studio e approfondimenti.

La pianta è una specie del genere Theobroma e il suo nome ufficiale è “Theobroma Cacao” che è stato coniato dal botanico svedese Carlo Linneo nel 1737.

Thebroma deriva dal greco “theos” (dio) e “broma” (cibo). Cacao invece deriva dall’olmeco e dal termine “kakaw” della lingua maya. Il termine quindi significa letteralmente “Cacao, cibo degli dei” perché era considerato un albero divino.

Esistono 22 specie che appartengono al genere Theobroma, ma solo quella del Theobroma Cacao è ampiamente coltivata ed è l’unica che ha una grande importanza a livello economico (anche se in realtà alcuni produttori hanno provato a realizzare il cioccolato partendo da un’altra specie di Theobroma: il Theobroma grandiflorum).

Dove e quando è comparsa la pianta del cacao?

Il Theobroma Cacao è comparso circa 10-15 mila anni fa nel Bacino Amazzonico in Sud America (un’area di foresta tropicale centrale che comprende Venezuela, Colombia, Perù, Ecuador, Brasile, Bolivia).

Pare che le prime piante di cacao selvatiche fossero comparse proprio nelle foreste dell’Alto Orinoco e del Rio delle Amazzoni.

Come si sia riprodotto nell’area amazzonica è ancora un giallo da risolvere che accoglie diverse ipotesi.

Ti riporto quella che a mio parere è la più curiosa: pare sia dato dall’azione dei roditori che, dopo aver forato il frutto del cacao, hanno assaggiato la polpa scartando i semi a terra.

In questo modo hanno favorito la dispersione dei semi in questa zona umida equatoriale portando alla crescita di nuovi alberi di cacao.

Secondo il lavoro dei genetisti compaiono contemporaneamente nella regione amazzonica un centinaio di alberi di cacao selvatici.

Il cacao: da merce di scambio a bevanda “Chocolátl”

Se il cacao è originario del Sud America in area amazzonica, la sua domesticazione è avvenuta inizialmente in Mesoamerica (metà meridionale del Messico, i territori di Guatemala, El Salvador e Belize, la parte occidentale dell’Honduras, Nicaragua e Costa Rica) dalle popolazioni mesoamericane dei Maya e degli Aztechi dal VI secolo a.C. fino al XIV-XVI secolo d.C.

Le fave di cacao erano monete di scambio per affari commerciali, ma venivano impiegate dagli Aztechi anche come materia prima per produrre la nota bevanda di cacao, che in lingua azteca si chiama “chocolátl”.

Nuove scoperte archeologiche testimoniano però tracce di cacao rinvenute in ceramiche risalenti al 3.500 a.C. nell’Amazzonia ecuadoriana (quindi ancora prima delle popolazioni del Mesoamerica).

Alcuni ritrovamenti archeologici in Honduras testimoniano persino che le prime bevande erano a base della polpa che circonda i semi di cacao, più dolce e succosa. Quindi l’infuso non veniva aromatizzato.

Per produrre la chocolátl a base di semi di cacao, quest’ultimi venivano tostati in pentole di terracotta e macinati utilizzando tavole riscaldate in pietra.

L’impasto di cacao che si formava durante la lavorazione veniva versato in acqua con aggiunta di vaniglia, spezie o miele. Pare che l’imperatore azteco Montezuma bevesse 50 tazze al giorno di questa bevanda.

Nel 1522 circa, quando i conquistadores spagnoli alla guida di Hernán Cortéz sbarcarono in Messico per conquistare l’impero di Montezuma, impararono a consumare questo liquido scuro che dava forza ed energia, tanto da non riuscire a rimanere senza nemmeno un giorno.

Cortéz, rimanendo colpito dalla chocolátl, la introdusse in Spagna, segnando un passo importante nella diffusione del cacao in Europa.

Il cacao era costoso come oro prezioso, quindi la chocolátl era riservata soprattutto ai potenti.

Alla corte del re spagnolo Carlo V la consumavano con aggiunta di miele e rosso d’uovo, poi veniva frullata con un bastoncino per creare una schiuma. Era una ricetta che rendeva la bevanda più dolce e appetibile al palato.

L’uso della chocolátl rimase inizialmente confinata in territorio spagnolo; successivamente alla fine del 1500 e nel 1600 arrivò presso la corte francese di Luigi XIII e in Italia.

Al di fuori dalla Spagna la bevanda a base di cacao veniva utilizzata soprattutto per scopi curativi: il cardinale Richelieu, ad esempio, la gustava per favorire la digestione. Nel 1664 il cacao era considerato un farmaco per la cura delle malattie biliari. In Italia invece l’uso della bevanda si faceva strada nei monasteri.

Man mano che l’usanza di preparare la chocolátl acquisiva fama tra gli aristocratici e religiosi, furono introdotte più di 20 ricette diverse di questo preparato a base di cacao. Nel 1700 la bevanda si tramuta in cioccolata in tazza che si preparava con aggiunta di latte ed era consumata abitualmente tra i tavoli dell’élite inglese e dei politici.

La diffusione del theobroma cacao ad opera dei coloni europei

Dal 1500 al 1800 la crescente domanda di cacao porta gli spagnoli e i suoi vicini europei a piantare il cacao nelle colonie in cui poteva essere coltivata, abbracciando regioni del Centro-Sud America, Africa e Asia.

Questo è uno dei motivi per cui il cacao lo troviamo oggi un po’ dappertutto nelle zone tropicali del Mondo.

Inoltre, l’espansione continua del cacao in Paesi con condizioni climatiche diverse ha dato vita a nuove varietà di cacao, stravolgendo la classificazione tradizionale delle varietà originarie.

Ma qui si apre un altro capitolo, piuttosto complesso, che merita un articolo a parte.



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